Con il senno di poi…

Ecco, la Mangrovie è tornata. Vabbè, magari l’assenza non si è notata ma sono stata assente per un po’.

Motivi politici.

Impegni seri.

Non le tre minchiate che vi racconto su questo blog ma temi ambientali veri, situazioni che ci riguardano da vicino e che necessitano di soluzioni immediate.

Robe da grandi, insomma.

Momenti in cui uno deve tirare fuori la parte migliore di se, il proprio know-how, la passione e l’impegno.

Momenti in cui devo sopprimere il mio lato erotic-gagliardo per essere invece la battagliera ambientalista-madre-di-famiglia-informata-della-questione ecc.

A corto di idee stavo pensando di mandarvi saluti e baci e di chiudere il blog ma motivi pratici quali: “E poi? Con chi altro e dove parlo di amore, ambiente, sesso, vita cittadina, coppia, politica, perversioni e quant’altro”? Al parchetto davanti a mamme allibite e shockate? Al lavoro dinanzi a colleghe abituate alla mia pacatezza? Durante le riunioni di ambientalisti tra un dibattito e l’altro?

No, posso farlo solo qui, a riparo da sguardi indignati ed inquisitori, da espressioni incredule e ammiccamenti vari.

Ipsi:

Questa settimana parlerò di

GNOCCA.

E di una scoperta rivoluzionaria: siamo tutte gnocche.

Pur non rendendocene conto noi e purtroppo…nemmeno chi ci guarda.

Non fraintendetemi, non illudetevi, chi mi conosce lo sa già: attualmente la Mangrovie non è gnocca. Perché pur non essendolo mai stata e pur non andando mai ad esserlo sono “gnocca  col senno di poi”.

Come tutte voi o le vostre compagne. E’che come con i comodini i quali si scoprono belli solo quando acquistano valore di antichità ed i formaggi che rivelano la loro vera anima solo dopo anni di stagionatura, anche la gnocca ha bisogno del suo tempo, della giusta maturazione per scoprirsi tale.

Vi spiego: ieri ho tirato fuori delle vecchie foto di un viaggio in Venezuela che feci a 24 anni. Paesaggi selvaggi, lande desolate, montagne innevate e…

”Mazza che gnocca” ho esclamato.

Il compagno – fedele al intrinseco richiamo maschile già descritto da Pavlov che osservando il proprio cane notò dei strani comportamenti poi riassunti in varie tesi –  si precipita a guardare e – con tono deluso – afferma:

“Ma sei tu!”

“Certo che sono io, ma guarda quanto ero gnocca allora!!”

In effetti, modestia a parte, non ero male.

Il brutto è che allora non me ne rendevo conto. Anzi! Averlo saputo, invece!

“Bè dai, non sei mica da buttare via” – cerca di tirarmi su il compagno.

Il brutto è che questo lo capirò appena tra qualche anno.

Vi rendete conto? Analizzando i precedenti ci saranno buone possibilità che tra 10 o 15 anni guarderemo le foto di oggi e penseremo quello che ho pensato vedendo me stessa in tempi passati: E cioè che non eravamo niente male.

Ipsi: siamo gnocche – magari incomprese e misconosciute – ma siamo gnocche.

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9 Risposte to “Con il senno di poi…”

  1. Matilde Says:

    Aspettavo questa rivelazione! Sentivo che doveva succedere prima o poi che qualcuno dicesse anche a me …che sono gnocca! Magari se eri uomo era meglio! Grazie Mangrovie !

  2. duhangst Says:

    Mi vado a vedere le foto di qualche anno fa, così da confermare la tua teoria sulla mia ex.. 🙂

  3. reditugo Says:

    In effetti a cinquant’anni la vista non è più così acuta come a venti. 😉

  4. nadiaflavio Says:

    Non ho visto le foto ma ti credo sulla parola.
    Firmato
    IL FIGO

  5. Oscar Ferrari Says:

    non auguro a nessuno che fra 10 o 15 anni non capiti di dire “non ero mica da buttar via”

  6. Fanky Says:

    Mi ricordo di una ragazza di Milano, ai tempi delle superiori.
    Veniva a passare le vacanze estive dalla nonna, nel mio paesino vicino al Ticino.
    Aveva l’aspetto di una bambinona con le lentiggini e i capelli corti, piuttosto alta e magra, il seno faceva fatica a farsi notare attraverso la maglietta sempre un po’ larga e due trampoli da uccello acquatico spuntavano dai pentaloni corti, là, dove avrebbero dovuto esserci le gambe.
    Di carattere era compagnona e ridanciana, era sempre tra le scatole perchà voleva giocare con noi a calcio-balilla, e tennis e anche a calcio.
    Anche in questo era era poco gnocca, la vera gnocca se la deve tirare, almeno un po’ – pensavo allora.
    D’altra parte le mie attenzioni erano tutte per una regazza del paese, che tra l’altro mi ha rifilato la più grande collezione di due di picche della storia.
    Poi, l’inverno seguente, la rivedo ad una festa.

    Era divantata.

    Era diventata gnocca.

    Era diventata gnocca e stava limonando con un mio amico.

    Ma come?
    Come ha fatto a diventare gnocca così, in autunno, maturata come se fosse un grappolo d’uva? Come hanno fatto i trampoli a diventare due gambe che non finiscono più? E quelle curve sotto la camicetta da dove sono saltate fuori? E gli occhi azzurri sotto la frangetta dov’erano prima?
    E soprattutto: come ha fatto il mio amico ad accorgersi che era diventata gnocca prima di me?

  7. Mangrovie Says:

    @Fanky, lei gnocca…tu gnocco a non averlo capito!!
    @Oscar, non si butta via niente, eh?
    @nadiaflavio, dopo le elezioni vi posto la foto! Promesso!
    @reditugo, la foto è a colori, mica color seppia! 😉
    @duhangst, peggio dello scoprire di essere stata gnocca è accorgersi di avere avuto una gnocca e non averne approffitato!!!
    @matilde, ma tu sei gnocca! Quando corri per il Talvera con le braghette corte e la maglietta attilata mi scombussoli i calciatori!

  8. reditugo Says:

    Mannaggia! Ti avevo già battezzata consigliere… Ma non avevo fatto i conti col vostro candidato sindaco… prcappzzastnatgrrrr 😦

  9. Mangrovie Says:

    @reditugo, che è? Il codice fiscale della porcapuzzolastagionata?? 😉

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