2. Amore, Ciccina ed altri dolori auricolari
Amore,
Io ti dico “Cicci”,
tu mi rispondi “Muci muci”,
io ti dico “Fru fru fru”
tu rispondi “Smack smack smack”,
io ti dico “Mami mami”,
tu rispondi “Pio pio pio”.
Non so chi dei due è più coglione!
Flavio Oreglio – Il momento è catartico
Cicci. Amore. Micina. Tesorino. Stellina. Pisolino. Fiorellino. Ciccina. Amorucciolo. Coccolino, Schatzi, Mausi, Honey,…
Mi spremo le meningi ma di più non me ne vengono in mente. Ed è giusto così. Perché – dopo il maschio alfa non correttamente alfabetizzato – la donna teme solo lui, il guru dei nomignoli, il vate degli appellativi, l’amante talmente sdolcinato da far alzare pericolosamente la glicemia e scatenare una nausea tremens.
La donna, superata l’età dell’illusione – e cioè molto presto – raggiunge per forza maggiore uno stato mentale di beatitudine e rassegnazione volto alla sopravvivenza nonché alla proliferazione della specie senza sopperire ai giramenti di gonadi ad essi connessi. Con il passare degli anni e con l’alternarsi e moltiplicarsi di questi soggetti, qualcosa nella psiche femminile si altera e ci porta a non ricercare più il poeta dall’anima fragile e romantica ma il maschio Punto e Basta. Quello con cui cimentarsi nella proliferazione non fine a se stessa ma intesa come esercizio fisico. Eppure l’uomo non si rassegna, con la mente rimane al primo amore, a colei che graziava con cuscinetti a forma di cuore, foto insieme incorniciate 70 x 150 nonché una marea di tenere paroline sussurrate nel ancor più tenero padiglione auricolare.
Dopo i 30 anni, credetemi, queste parole hanno sulla donna – e soprattutto sulla sua libido – l’effetto di un cubetto di ghiaccio che va a toccare il dente cariato, una pacca sulle spalle ustionate dal primo sole, le lacrime scaturite dal dolore dello schiacciamento del brufolo sul naso.
Lasciate perdere ogni speranza, voi che tentate di entrare nel più intimo del nostro io circuendoci con nomignoli ed appellativi .
Se proprio non ricordate come ci chiamiamo, ricorrete ad un più spiccio “Ehi, tu!”.
Apprezzeremo maggiormente.
Tag: amore, brufoli sul naso, cubetti di ghiaccio, donne, fastidio, glicemia, maschio alfa, nomignoli, partnership, proliferazione, relazioni, Ritratto con orecchio bendato, romanticismo, sopranomi, uomini, Vincent Van Gogh, vita di coppia
marzo 20, 2011 alle 11:39 am
fffffff
marzo 21, 2011 alle 7:11 am
vuoi dire che le donne ardono dal desiderio di essere prese per i capelli e trascinate dentro la caverna da un omaccione munito di clava?
marzo 21, 2011 alle 7:22 am
… che poi anche tutto ‘sto chiamarsi… una volta fatte le presentazioni tipo: “io Tarzan, tu Jane” … a cosa serve?
marzo 21, 2011 alle 10:47 am
…beh, proprio “Ehi tu” mi pare un po’ eccessivo, ma … Adriana mi va benissimo!
marzo 21, 2011 alle 10:10 PM
hai dimenticato “piccola”. Chissà perchè…
marzo 25, 2011 alle 1:38 PM
@Oskar, ci hanno provato, non ci crederai ma ci hanno provato. Scrivo al passato, come puoi notare…
@Adriana!!!! Urlato a mò di Rocky in cima alla scalinata fa un certo effetto, non c’è dubbio. Pensa se avesse urlato: Ciccina! Il film avrebbe perso parecchio pathos…
@reditugo, serve quando Tarzano cerca la sua femmina tra migliaia di altre femmine…è un attimo sbagliarsi!
@pani, la via di mezzo tra il troglodita e lo sdolcinato non lo producono più?
@tram, cccccccc
marzo 25, 2011 alle 4:17 PM
ppsssstttt credo sia più galante di termini come “micina” e “ciccina”
Comunque se chiamassi mai con questi nomignoli mia moglie credo che potrebbe arrivarmi direttamente una badilata…